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domenica 15 gennaio 2012

Attacchi d'arte (secondo intervento!)


Carissimi lettori, ricordate l’articolo intitolato “Attacchi d’arte” che abbiamo inserito nel blog il 6 dicembre 2011? Ecco, siamo state contattate dal misterioso artista che ci scrive..

“Ciao, grazie a Facebook e ad alcune persone che mi hanno segnalato il vostro blog, ho letto l’articolo “Attacchi d’arte”. Mi ha fatto piacere che ne abbiate parlato e ho deciso di informarvi che c’è stato un secondo cubo, messo pochi giorni dopo..ecco alcune foto in esclusiva se volete aggiungerle alle altre!
Per ora non posso dire altro, ma presto ci saranno nuove azioni..

Sun.B”







Che dire?! Rimaniamo in attesa…

lunedì 9 gennaio 2012

Mostra: Steve McCurry


Era da tanto che una mostra non mi emozionava così..ci voleva Steve Mc Curry con la sua personale al Macro. Grazie ad un suggestivo allestimento, quello di Fabio Novembre, che ha pensato di ricreare una sorta di “villaggio nomade con una serie di volumi che si compenetrano tra loro per restituire quel senso di umanità che si respira nelle foto”, ma soprattutto grazie alle spettacolari immagini di uno dei più grandi maestri della fotografia del nostro secolo, la mostra di Mc Curry trasmette sensazioni forti.
Raccolte in strutture reticolari in plexiglass (ogni costruzione rappresenta una sorta di igloo, dal forte impatto visivo) sono esposte più di 200 fotografie, oltre al celeberrimo ritratto della ragazza afgana dagli occhi verdi, scattate durante la trentennale carriera del fotografo come reporter. Inedita è la presentazione del progetto “The last roll”: 32 scatti in giro per il mondo utilizzando l’ultimo rullino prodotto dalla Kodak danno vita ad una serie di immagini dedicate al Buddismo, scattate in Thailandia e in Birmania.
Vi troverete sotto lo sguardo di bambini con enormi occhi neri, armati con pistole come degli adulti, oppure che giocano arrampicandosi su carri armati dismessi, e sorriderete di fronte ad un gruppo di buddisti che si divertono con una partita a pallone. Vi faranno riflettere, invece, le donne di Kabul imprigionate dal burqa o le atrocità della guerra, dove le protagoniste sono le orrende ferite che si impongono con tutta la loro brutalità.
Le foto sono talmente ricche di colore e di luce da sembrare retroilluminate, ma non è così perché è solo grazie alla maestria di Mc Curry che il risultato è così elevato. Concludiamo con una frase dello stesso artista perché nessuno meglio di lui può esprimere la sua poetica:

“La maggior parte delle mie immagini sono di persone. Cerco il momento indifeso, l’anima più genuina che si affaccia, esperienza impressa sul volto di una persona. Cerco di trasmettere ciò che quella persona può essere, una persona colta sopra un paesaggio più ampio, che potremmo chiamare la condizione umana”.

Possiamo solo aggiungere che Mc Curry è riuscito pienamente nel suo intento.


“Steve Mc Curry” in mostra:
3 dicembre 2011 – 29 aprile 2012
La Pelanda, Macro Testaccio
(piazza Orazio Giustiniani, 4)


martedì 3 gennaio 2012

Mostra: Body Worlds



Se siete persone che si impressionano, non andate a vedere questa mostra sul corpo umano. L’esposizione si incentra sulla vita e la morte, presentando allo spettatore molti organi singoli affiancati da plastinati corporei integrali. Ma cosa sono i plastinati? La plastinazione è un procedimento che permette la conservazione del corpo umano tramite la sostituzione dei liquidi con polimeri di silicone. Questa tecnica rende i reperti organici rigidi ed inodori, mantenendo inalterati i colori. La plastinazione è stata inventata e brevettata dall'anatomopatologo tedesco Gunther Von Hagens, soprannominato il “Dottor Morte”.

Il percorso espositivo è ben accompagnato da cartelli esplicativi purtroppo male illuminati (peccato!) e si compone di teche in vetro dentro le quali si possono ammirare parti del corpo umano prese singolarmente con spiegazione delle loro funzioni vitali. Spesso, accanto viene associato lo stesso organo colpito da qualche malattia (è la parte che più mi ha impressionato) che probabilmente farà smettere di fumare a chi si sofferma sui polmoni incancreniti! Ai lati delle teche spuntano i plastinati, atteggiati nelle posizioni più inconsuete, dal giocatore di tennis all’equilibrista, dalla nuotatrice alla riproduzione del dipinto di Rembrandt “La lezione di anatomia del Dr. Tulp”, che ritrae il Dr. Tulp, chirurgo olandese, alle prese con il sezionamento dell’avambraccio di un cadavere, scelta particolarmente felice visto il tema-mostra. Non manca, inoltre, la sezione dedicata alla gravidanza, con una donna incinta di otto mesi, forse il pezzo più forte e emotivamente impattante della mostra.
Sicuramente molto istruttivi sono i plastinati “esplosi” dove la dissezione anatomica prevede l’apertura degli spazi anatomici, che vengono estratti e separati l’uno dall’altro, proprio come un’esplosione. Scenografica, invece, la sezione plastinata in 3D, che mi ha fatto pensare a Damien Hirst, a “Some Comfort Gained Form the Acceptance of the Inherent Lies in Everything”, del 1996, dove l’artista inglese presenta il corpo di due mucche tagliato in dodici sezioni, conservati nella formaldeide.

Non resta che consigliarvi di andare a vedere questa mostra spettacolare, fuori dal comune, e chissà che magari deciderete anche voi di donare il vostro corpo perché tutti i preparati anatomici che vengono mostrati nei BODY WORLDS sono veri. Nascono da persone che, in vita, avevano disposto che il loro corpo dopo la morte fosse messo a disposizione per la formazione dei medici e per spiegazioni ai non professionisti.
Effettuerete un viaggio all’interno del corpo umano, un modo originale per guardare dentro se stessi attraversando lo specchio per scoprire che sotto la pelle si nasconde un mondo affascinante per la sua perfezione.   

Body Worlds, Officine Farneto, via dei Monti della Farnesina, 73 (Roma)
14 settembre 2011 – 12 febbraio 2012.



                                                             
        Gunther Von Hagens, soprannominato il “Dottor Morte” (quello a destra!!).


lunedì 2 gennaio 2012

Artista del mese: Clet Abraham

Ricominciamo l'anno alla grande, con l'intervista allo street artist del momento: CLET ABRAHAM!

Clet Abraham, artista francese che vive in Italia. Da quanto tempo vivi qui? Cosa ti ha portato in Italia? Perché hai scelto la città di Firenze?
Mi sono trasferito a Roma poco più di venti anni fa appena finito l'accademia di Belle Arti di Rennes ( Bretagna). Volevo in ogni caso fare un’ esperienza all'estero, un amico mi offrì di lavorare nella sua bottega di restauro di mobili, Firenze è una delle conseguenze di questa scelta .

Raccontaci il tuo percorso artistico..
…quindi, dopo l'accademia la mia ambizione è sempre stata il disegno e l'arte, ma per molto tempo ho lavorato come restauratore di mobili e falegname per specializzarmi nella realizzazione di scale in legno. Circa dieci anni fa decisi di aprire uno studio con vetrina come pittore ( Poppi, Casentino) da allora vivo esclusivamente da artista. Sono a Firenze ormai da 6 anni ripetendo l'idea vincente della bottega sulla strada.

Perchè intervieni sui cartelli stradali? E con quale tecnica?
Il mio lavoro sui cartelli è una risposta. Tutti i giorni questi cartelli ci mandano messaggi di forte impatto visivo con un contenuto molto povero se non umiliante, imbrattando il nostro campo visivo. Ho semplicemente fatto il mio lavoro e dovere d'artista, ho curato il nostro paesaggio quotidiano dando contenuto, spirito ed estetica a questi cartelli. Sono molto attento a preservare il senso e la comprensione dei cartelli e uso degli adesivi rimovibili per non danneggiarli.

Ti hanno mai preso in flagranza o multato?
Qualche flagranza si, ma senza grossi problemi. Invece l'unica città in Europa ad avermi multato è Pistoia, non c'è stato da parte loro nessun tentativo di dialogo o comprensione per il mio lavoro nonostante mi sia auto denunciato (potevo sempre negare ma volevo assumermi la responsabilità delle mie scelte, lo ritengo fondamentale) e mi sia messo a disposizione per dialogare, ora la multa è stata raddoppiata, e lì è quindi iniziato per me tempo di guerra (artistica ovviamente).

A chi ti dovesse dire "Ma questa non è arte!!", cosa risponderesti?
Non credo spetti a me definire il mio lavoro, che sia arte o meno. Mi interessa avere un’ influenza sulla condizione di vita della nostra società con l'ambizione di pesare sulla bilancia dalla parte del bene, tutto discutibile certo, ma non tollero che in una civiltà che si definisce democratica ci possano essere cosi tante ingiustizie perpetuate da governi e autorità che con il pretesto della legge cercano di affermare il proprio potere e i propri privilegi invece di servire l'intera comunità dalla quale vengono pagati. Utilizzo a tale fine il mio mestiere e i miei talenti che comunque si aggirano nel campo dell'arte. In particolare non posso accettare nessuna accusa di imbrattamento (sporcare, insudiciare nella definizione del dizionario) per una ricerca estetica molto curata come quella dei cartelli, in particolare se l'accusa viene da chi non ha competenze in materia.

In quante città hai "lasciato il segno?"
Ne ho contate 22, di cui 6 all'estero.

Cosa ne pensi della situazione artistica contemporanea? Cosa cambieresti?
Siamo in trappola tra due tendenze, quella del mercato, libera ma spietatamente modaiola, e quella statale che cerca sempre di evitare critiche troppo calzanti.  Rimane la Street Art, che dipende più dal talento vero e proprio dell'artista a sapere comunicare con la gente.

Secondo te è possibile fare un paragone tra la situazione artistica contemporanea francese e italiana?
Non conosco bene la situazione artistica Francese e in più è difficile generalizzare, mi piace la ricerca estetica raffinata Italiana e lo spirito critico francese.

Come Banksy, ormai diventato famosissimo, hai un approccio molto provocatorio nei confronti della città, pensi di avere dei punti di contatto con lui? Se si, in che modo?
Forse il nostro lavoro si potrebbe ritrovare nella volontà di critica libera, e nella capacità a comunicare delle idee per tutti.

Volendoti racchiudere in delle etichette, sarebbe corretto considerarti un artista a metà strada tra Street Art e Pop Art?
Street Art e Pop Art sono sicuramente due termini che mi riguardano, vorrei non limitarmi a quelli però, ci lavoro, e saranno altri a giudicare.