Paolo, nelle tue
fotografie emerge una predisposizione al “taglio moda”, è
sempre stato così?
Assolutamente
no. In principio avevo una forte connotazione reportagistica che poi
col tempo e con l'acquisizione delle conoscenze tecniche è svanita
lasciando spazio ad una tipologia di scatti più costruiti.
Con quale criterio
scegli la location?
Sembra
paradossale, ma dopo essermi innamorato di un luogo, cerco
assolutamente una “scusa” stilistica per produrre del buon
materiale fotografico.
La creatività a
volte non si sposa con quanto richiesto dal mercato. Hai incontrato
delle difficoltà nel trovare il giusto compromesso?
Certo,
bisogna essere molto elastici e poliedrici per poter creare un
prodotto che possa soddisfare committente, cliente e fotografo.
Quanto conta l'intervento creativo di uno stylist nella realizzazione di un servizio fotografico?
Per i servizi di moda è pressochè indispensabile. Il lavoro congiunto di un team di specialisti del proprio settore porta a risultati sicuramente superiori.
C'è una foto alla
quale sei particolarmente legato? Perché? Raccontaci la sua storia.
Beh,
si. La mia preferita è una foto oramai datata. Risale al settembre
2009. Ero ancora studente di fotografia. Fui molto fortunato a
trovarmi nel posto giusto al momento giusto e con tutta
l'attrezzatura necessaria.
E'
una foto di impronta naturalista. Ritrae un paesaggio marino della
mia cittadina (Termoli), durante un evento meteorologico molto
particolare.
In
molti hanno sempre pensato e pensano ancora, che sia frutto di una
manomissione digitale, ma non è cosi'... difatti vinse il primo
premio come Evento Reportagistico Naturalistico 2010 della rivista
“Focus”.
Fu
una bella soddisfazione. Mi diede una bella iniezione di fiducia e
autostima.
Gianni Berengo Gardin
ha dichiarato che “il foto ritocco è il male assoluto”. Esprimi
un giudizio sull'uso dei fotografi di Photoshop: limiti e
possibilità.
In
linea di massima Photoshop (unico programma che utilizzo) non è
altro che la trasposizione digitale delle operazioni di camera
oscura.
Utilizzarlo
applicando ciò' che farei nel settore analogico non è affatto una
bestemmia, considerando che il mio negativo è digitale.
L'utilizzo
di un software è quindi strettamente necessario se si scatta in
modo professionale.
E'
un enorme risparmio di tempo, soldi e fatica. Permette maggiore
creatività e la possibilità di progredire a livello artistico in
tempi molto più ristretti.
Certo,
in giro si vedono moltissime elaborazioni grossolane, fatte da
persone non del mestiere... questo comunque non deve pregiudicare la
valutazione dell'intera classe di professionisti che usa la
tecnologia a disposizione con sapienza e professionalità.
Qual'è stato il
lavoro più difficile e quale quello in cui ti sei divertito di più?
I
lavori più difficili e delicati forse sono proprio quelli che
riguardano la mera post produzione per conto terzi.
I
lavori più divertenti sono invece quelli che faccio durante
collaborazioni con scopi puramente artistici, anche se devo dire che
quando lavoro il sorriso non mi manca mai.
Il tuo portfolio di ritratti è davvero molto interessante. Se avessi la possibilità, chi ti piacerebbe fotografare?
Grazie! Di certo un mio sogno sarebbe poter scattare una campagna pubblicitaria per un grosso marchio sportivo così da poter ritrarre campioni di quel settore.
Di volti interessanti ce ne sarebbero molti...
Questa
estate produrrò una seria fotografica (spero molto estesa ed
interessante) su volti del mio quotidiano ritratti nella loro più
schietta ed assoluta realtà.
Photoshop
questa volta non “salverà” nessuno!