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venerdì 1 giugno 2012

Artista del mese: Paolo Lafratta






        Paolo, nelle tue fotografie emerge una predisposizione al “taglio moda”, è sempre stato così?
    Assolutamente no. In principio avevo una forte connotazione reportagistica che poi col tempo e con l'acquisizione delle conoscenze tecniche è svanita lasciando spazio ad una tipologia di scatti più costruiti.

    Con quale criterio scegli la location?

    Sembra paradossale, ma dopo essermi innamorato di un luogo, cerco assolutamente una “scusa” stilistica per produrre del buon materiale fotografico.

    La creatività a volte non si sposa con quanto richiesto dal mercato. Hai incontrato delle difficoltà nel trovare il giusto compromesso?

    Certo, bisogna essere molto elastici e poliedrici per poter creare un prodotto che possa soddisfare committente, cliente e fotografo.

    Quanto conta l'intervento creativo di uno stylist nella realizzazione di un servizio fotografico?

    Per i servizi di moda è pressochè indispensabile. Il lavoro congiunto di un team di specialisti del proprio settore porta a risultati sicuramente superiori.
         C'è una foto alla quale sei particolarmente legato? Perché? Raccontaci la sua storia.
    Beh, si. La mia preferita è una foto oramai datata. Risale al settembre 2009. Ero ancora studente di fotografia. Fui molto fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto e con tutta l'attrezzatura necessaria.
    E' una foto di impronta naturalista. Ritrae un paesaggio marino della mia cittadina (Termoli), durante un evento meteorologico molto particolare.
    In molti hanno sempre pensato e pensano ancora, che sia frutto di una manomissione digitale, ma non è cosi'... difatti vinse il primo premio come Evento Reportagistico Naturalistico 2010 della rivista “Focus”.
    Fu una bella soddisfazione. Mi diede una bella iniezione di fiducia e autostima.



    Gianni Berengo Gardin ha dichiarato che “il foto ritocco è il male assoluto”. Esprimi un giudizio sull'uso dei fotografi di Photoshop: limiti e possibilità.

    In linea di massima Photoshop (unico programma che utilizzo) non è altro che la trasposizione digitale delle operazioni di camera oscura.
    Utilizzarlo applicando ciò' che farei nel settore analogico non è affatto una bestemmia, considerando che il mio negativo è digitale.
    L'utilizzo di un software è quindi strettamente necessario se si scatta in modo professionale.
    E' un enorme risparmio di tempo, soldi e fatica. Permette maggiore creatività e la possibilità di progredire a livello artistico in tempi molto più ristretti.
    Certo, in giro si vedono moltissime elaborazioni grossolane, fatte da persone non del mestiere... questo comunque non deve pregiudicare la valutazione dell'intera classe di professionisti che usa la tecnologia a disposizione con sapienza e professionalità.

    Qual'è stato il lavoro più difficile e quale quello in cui ti sei divertito di più?

    I lavori più difficili e delicati forse sono proprio quelli che riguardano la mera post produzione per conto terzi.
    I lavori più divertenti sono invece quelli che faccio durante collaborazioni con scopi puramente artistici, anche se devo dire che quando lavoro il sorriso non mi manca mai.

    Il tuo portfolio di ritratti è davvero molto interessante. Se avessi la possibilità, chi ti piacerebbe fotografare?

    Grazie! Di certo un mio sogno sarebbe poter scattare una campagna pubblicitaria per un grosso marchio sportivo così da poter ritrarre campioni di quel settore.
    Di volti interessanti ce ne sarebbero molti...


          A quale progetto stai lavorando ultimamente?
    Questa estate produrrò una seria fotografica (spero molto estesa ed interessante) su volti del mio quotidiano ritratti nella loro più schietta ed assoluta realtà.
    Photoshop questa volta non “salverà” nessuno!