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domenica 16 ottobre 2011

Sebastiano Sanguigni - Le radici dell'anima



Sebastiano Sanguigni

 LE RADICI DELL’ANIMA

Memorie e trasfigurazioni nell’universo arcano di Sanguigni



Galleria d’Arte Spazio 120

A cura di Raffaella Renzi e Cristian Porretta

in collaborazione con l'Associazione Culturale Artedì

Inaugurazione sabato 22 ottobre 2011 ore 18



Sabato 22 ottobre presso la galleria d’arte SPAZIO 120 avrà luogo l’esposizione personale dell’artista Sebastiano Sanguigni dal titolo LE RADICI DELL’ANIMA.
Il nucleo centrale della mostra è composto da dieci tele inedite che rappresentano la più recente fase di ricerca artistica di Sanguigni. Saranno inoltre esposte sculture in bronzo e in cemento e una doppia serie di carte realizzate in tecniche miste e chine. A completare il percorso espositivo una sezione retrospettiva, comprendente la grande opera “Brasil 2” dipinta durante gli anni del soggiorno sudamericano.

L’opera di Sebastiano Sanguigni nasce da un moto interiore dell’anima; armonie e plasticità sono cariche di una tensione velata, di un impalpabile senso di struggente malinconia, riconducibile a quel dualismo irrisolto tra arte e vita che da sempre contraddistingue la poetica del maestro.
Da un mondo fantastico di impasti cromatici emergono forme improvvise, figure fluttuanti che si adagiano, si sovrappongono, si dissolvono nella luce per poi di nuovo intrecciarsi in morbidi vortici di linee e colori.
Delicato e possente è l’universo arcano che Sanguigni rappresenta popolandolo di natura e umanità, un’umanità femminile vibrante e sinuosa.
Visioni oniriche che affascinano e scuotono alla ricerca di sensazioni che travalicano la realtà.
La sua arte è alchimia, è magia, è emozione.




Dal 22 ottobre al 13 novembre 2011
Martedi-Sabato 10:30-19:30
Domenica 10.00-13.00

Galleria d’Arte Spazio 120
via Giulia 120
00186 Roma
www.spazio120.it
mail:
spazio.120@libero.it
tel.: 06.64760439

lunedì 3 ottobre 2011

Artista del mese: Stefano Bolcato


Non possiamo non cominciare chiedendoti… come nasce l'idea dei Lego?

Passione infantile e gioco preferito, rimasto a lungo in cantina un giorno, improvvisamente ho pensato di rimettere  in azione gli omini per farli diventare attori, strumento per una nuova ricerca artistica, trasferire la loro “nuova vita“ sulla tela e in modo decisamente diverso da come vengono proposti in foto sulle confezioni al negozio.

Le tue opere sono caratterizzate da colori sgargianti e soggetti
legati al mondo dell'infanzia, ma trattano anche tematiche "adulte",
come in "Non erano rose" e "Senza uscita".
Ti interessa, quindi, anche una indagine sociale?

Ho pensato di stravolgere il loro aspetto rassicurante di giocattoli predestinati, li ho brutalmente trapiantati nella realtà a volte grigia, opaca, spietata del mondo adulto. Questi piccoli personaggi e tutti i loro accessori sono un ottimo strumento per fotografare e raccontare la realtà con tutte le sue sfumature, anche quelle più scure. La seduzione prodotta dai colori vivaci tipici del giocattolo mi sembra un ottimo elemento da contrapporre alla drammaticità di certe scene rappresentate.  Grazie al pubblico mi sono reso conto che è possibile dare una lettura stratificata e diversificata dei miei lavori e, fortunatamente, le persone mi riferiscono la loro visione del quadro che a volte è ben diversa dalla mia, anche se apparentemente il messaggio contenuto può sembrare univoco. Se possibile, cerco di stimolare un nuovo punto di osservazione su fatti e persone che sono sotto gli occhi di tutti. Considero questo lavoro un’ operazione trasversale, evidenziare il tema dell’apparire come pratica tanto valorizzata in molti canali mediatici, contrapporla alla verità che si trova nella sostanza delle relazioni che legano gli uomini, svelando quella patina stucchevole che tutto vuole perfetto e armonico. Altro elemento che considero portante di questo lavoro è il portare l’ingrandimento di personaggi tanto piccoli a dimensione umana in un rapporto uno ad uno, quando possibile, generando nello spettatore davanti alla tela una sorta di “transfert” simile a quello che si stabilisce tra il bambino e il suo mondo fantastico nel momento in cui si svolge l’azione del gioco. Riproporre in qualche modo, rivisitata, una magia infantile, nuova manifestazione della tanto diffusa sindrome di Peter Pan.

Come si crea l'immagine di taglio fotografico nella tua tela?

La realizzazione del quadro, solitamente olio su tela, è l’ultimo passaggio di un lavoro in più fasi. In linea di massima il percorso è questo: parto da un’idea legata ad un episodio, una notizia o una foto che mi colpiscono, cerco nelle mie scatole di Lego elementi utili per comporre materialmente la scena, segue l’allestimento del micro set di posa e lo studio della luce e dei dettagli, posiziono la macchina fotografica digitale a distanza ravvicinata in maniera di ottenere un effetto realistico ed eseguo numerosi scatti sperimentando angolazioni, luce, atmosfere diverse e modificando posizione dei personaggi e degli accessori.  Trasferisco le immagini sul PC, inizio la selezione e decido il taglio definivo da dare all’inquadratura.  Ultima fase, disegno la scena sulla tela prendo i colori e completo il lavoro.

Dove trovi ispirazione?

Beh quella non manca davvero, osservando i fatti di cronaca, economia, costume, politica e via dicendo. Veramente se ne vedono di tutti i colori!

Ti sei sempre interessato al pop o hai attraversato anche altri stili?

Lavoro da molti anni, ho iniziato con un percorso di impostazione accademica.  Ho praticato temi classici, paesaggio e architetture soprattutto, in ogni caso sempre in ambito figurativo, dal 2006 mi dedico principalmente al lavoro con omini Lego.

Pensi che  a Roma ci sia spazio per la Pop Art?

La questione delle etichette su correnti, movimenti ecc. la considero argomento aperto, a Roma penso a due o tre gallerie che trattano artisti vicini a questo genere.

Se Bolcato non avesse  trattato il tema dei Lego, cosa avrebbe attratto il suo interesse?

Mi interessa molto la figurazione in ambito pittorico, disciplina con la quale mi sono formato artisticamente. Il colore mescolato, steso, sfumato su una superficie produce nella mia sensibilità delle vibrazioni piacevoli, finché c’è emozione il lavoro resta in piedi con la sua forza, il suo contenuto e la sua forma, per quanto mi riguarda il soggetto rappresentato può cambiare anche di molto.

Qual è l’artista del momento che trovi più innovativo?

Isaac Cordal e Slinkachu per alcune evidenti affinità con il mio lavoro. In ambito Neo Pop, per cosi dire di casa nostra, secondo me meritano attenzione Fidia Falaschetti, Teresa Morelli, Hackatao, Francesco De Molfetta, Paolo Schmidlin ma altri ce ne sono. Non so dire chi sia più innovativo ma apprezzo molto la loro sagace ironia, l’attenzione a certe forti contraddizioni dell’esistenza umana su temi importanti che toccano molte persone, la vivacità di spirito che mostrano i loro lavori. Ci sono artisti notevoli in certe forme di street art con molta immediatezza realizzano opere con grande energia, in rete si trovano un mucchio di immagini.

Come sei arrivato a  Piano Creativo?

Passaparola, da un’amica mi è arrivata la voce di uno spazio per artisti che si liberava e cosi eccomi qua.

Quando si svolgeranno i prossimi Studi Aperti? 
 
Ci stiamo ragionando, fine novembre è un periodo probabile.