Elisa, prima di tutto raccontaci
il tuo percorso artistico..
Dipingere mi è sempre sembrata
una cosa naturale, anche più di parlare. Un'urgenza, persino un rimedio, sin da
bambina. Così mi sono diplomata all'Istituto d'arte e poi laureata all'Accademia
di Belle Arti. Ho sempre cercato consapevolezza, prima ancora che tecnica, e
non mi sono mai chiesta sino a dove sarebbe arrivata la strada intrapresa,
forse proprio perchè ho sempre pensato che non ve ne sarebbero potute essere
altre.
Qual è la tua tecnica pittorica?
Quanto la fotografia accompagna il tuo lavoro?
Dipingo ad olio su tela, o su
carta. Quella dell'olio è una tecnica lenta, che procede per velature e che, in
questo suo lento svilupparsi, mi permette di lavorare sull'opera ma soprattutto
su me stessa, sui miei pensieri stratificati. La fotografia, in questo senso, è
la visione iniziale. Nella sua istantaneità è uno strumento per fissare
l'immagine al suo primo apparire. Realizzo dei piccoli set, ne curo le luci, i
dettagli e scatto. Poi, davanti alla tela bianca, la foto diventa un bozzetto e
la pittura ruba quel momento di realtà per fare il suo discorso.
Molto spesso lasci lo sfondo quasi accennato a matita, perché?
Cerco di muovermi su due registri
paralleli: da un lato la pittura con la sua corporeità, col suo farsi carne,
col peso della realtà che si porta addosso, dall'altro i pastelli così come li
usavo da bambina, senza nessuna ansia di reale, strumenti di un pensiero cui
basta un segno per raccontarsi.
I tuoi soggetti sono sempre
femminili, apparentemente dolci e trasognanti, ma in realtà sono velati da una
sottile inquietudine.. che messaggio vuoi trasmettere?
E' un tentativo di comprenderla,
quest'inquietudine. Non ho risposte ma cerco almeno di lasciarla affiorare in
superficie, perchè la coscienza è già una risposta.
Le tue opere sono ricche di
simboli, come il filo rosso, la mela, le gabbie, gli uccelli in volo, gli
alberi, qual è il loro significato?
Platone diceva che dell'anima può
parlarne solo Dio. L'uomo può soltanto accennarne per simboli ed immagini.
Così, mentre il corpo si offre in tutto il suo apparire, l'anima ha bisogno di
mezzi per essere sondata. Così i fili rossi simboleggiano i legami, la mela
rimanda alla debolezza della carne, le gabbie sono complesse architetture
mentali, gli uccelli incarnano l'anima stessa, capace di volare oltre i
paesaggi terreni e gli alberi sono metafora dell'eterno conflitto che nasce dal
nostro essere corpo con radici affondate nella terra, e spirito, con rami che
vorrebbero toccare il cielo.
In che misura i sogni influenzano
la tua vita reale e artistica?
I sogni sono il territorio dell'
inconscio, il luogo in cui si tenta di risolvere i nostri conflitti, di
liberare le nostre pulsioni e lo facciamo senza protezione, senza supervisione.
In assoluta libertà ma di nascosto, di nascosto dagli altri e persino di
nascosto da se stessi. E' questo che mi affascina. Se tutto si riducesse alla
sola realtà condizionata e condizionabile, non vi sarebbe nulla di inesplorato,
e probabilmente nulla di davvero autentico.
Elisa, credi nelle favole?
Si. Credo nella loro capacità di
mostrarci le cose in maniera diversa, di rendere chiaro ciò che nella realtà è
confuso, di riconoscere
l’immenso solco tra le esperienze interiori e il mondo reale. E credo nella
bellezza della fantasia.
Qual è la favola in cui ti
riconosci di più?
Scarpette rosse, di Andersen.
Racconta di bisogni e di desideri, di desideri che dovrebbero somigliarci e
invece finiamo per spingerci così oltre da esserne sopraffatti. Racconta di una
danza folle e inarrestabile che avrà fine solo quando l'anima della bambina, staccandosi dal corpo,
volerà in cielo. Tormentato e senza tempo, Andersen.
A cosa stai lavorando in questo
periodo?
Illustrazioni per un testo di
Anna la Touche, un progetto fotografico che ho in mente da un pò e una nuova
serie di opere che nasce dal desiderio di approfondire alcuni archetipi propri
delle fiabe e assolutamente contemporanei.