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lunedì 2 maggio 2011

Artista del mese: Flavia Dodi


Con il mese di maggio conosciamo meglio Flavia Dodi, raffinata e giovane artista della Factory di Piano Creativo.

Flavia Dodi pittrice e architetto: c’è una correlazione tra i due aspetti?

Sicuramente sì.  Lo spazio architettonico  prende vita  dal “pensiero disegnato”, che a sua volta  nasce dal ragionamento e dall’analisi dello spazio. Attraverso la suddivisione in moduli semplici si può costruire uno spazio complesso e articolato  comunque riconducibile ad un ragionamento che si effettua attraverso misure e proporzioni.  Nei quadri ho riportato il  principio del modulo e della proporzione geometrica astraendolo dalla rappresentazione funzionale che è propria dei disegni architettonici. Sono affascinata dall’atmosfera che si viene a creare nei disegni geometrici, mi colpisce la purezza astratta delle linee che formano superfici e volumi che alludono ad un mondo “altro”, che rappresenta l’uomo in quanto espressione della capacità raziocinante.

 Quando hai capito che volevi intraprendere la strada della pittura? 

In realtà ho sempre percorso questa strada disegnando e dipingendo parallelamente all’architettura.   La decisione vera e propria è maturata durante la preparazione della tesi, grazie all’insegnamento del mio relatore Franco Purini che mi ha fatto capire molte cose, tra cui l’utilizzo del modulo e della misura come mezzo espressivo e la libertà espressiva che si riesce a trovare  dentro ad un sistema organizzato da regole compositive e misure geometriche.  Mentre preparavo il progetto di tesi  incominciavo a ragionare anche attraverso disegni e bozzetti, strettamente collegati ai quadri che faccio oggi.  Molte idee sono nate e sono fissate proprio in quei bozzetti.

Tra l’altro è una strada tortuosa, hai incontrato delle difficoltà? 
                                                              
Si, senza dubbio  le difficoltà si incontrano, come del resto in qualunque strada all’inizio. Durante il percorso ci si rende anche conto che l’unica cosa che si può fare  è affrontarle queste difficoltà perché c’è un’urgenza interiore che rende impossibile intraprendere qualsiasi altro percorso.

Se potessi essere un artista, chi vorresti essere?

Pur trovando dei riferimenti e una fonte di ispirazione in artisti come Mondrian, Sol Le Witt, Achille Perilli, Giacomo Balla, Antonio Sant’Elia, il movimento futurista, l’arte cinetica, il cubismo, e tanto altro,   non vorrei essere nessuno, basto io,  certe volte è anche troppo!

Esiste un libro in particolare che ti ha cambiato la vita o che comunque consiglieresti?                     
 Ce ne sono molti, ma adesso direi “Parole nel vuoto” di Adolf Loos che parla di architettura con sarcasmo e ironia. E senza dubbio anche “Il rosso e il nero” di Stendhal che tratta anche di strade percorse e di difficoltà incontrate e mostra le acrobazie che bisogna compiere per evitare di soccombere.

Parlaci dell’esperienza con Piano Creativo..  
 
Piano creativo è un gruppo di artisti che condivide uno spazio a Roma. Lo studio 420, che è il posto dove lavoriamo, è il luogo ideale per l’interazione;  è molto importante lo scambio tra persone e diviene fondamentale   se queste si occupano della stessa materia. Poter parlare, discutere e incontrarsi aiuta la creatività di ognuno a crescere e   dà solidità al pensiero del singolo che al contrario andrebbe perso  se fosse relegato alla condizione della solitudine. 

I tuoi quadri affascinano come labirinti senza tempo, immersi in un’atmosfera metafisica..sono opere plastiche ed eteree allo stesso tempo..richiedono molta preparazione? 
                                               
 Sono sempre frutto di studi preparatori come schizzi o bozzetti che nascono sia dallo studio di  un soggetto preciso, che magari già ho in mente e su cui devo lavorare per dargli una forma,  ma anche dall’elaborazione di  idee evanescenti ed improvvise che colgono di sorpresa e che bisogna immediatamente fissare da qualche parte altrimenti volano via.

Ami soprattutto rappresentare o meglio “geometrizzare” vedute urbane. Pensi di affrontare anche la figura umana prima o poi?

 Amo rappresentare l’essere umano come creatore dell’immagine. La presenza umana nei quadri  si trova nell’espressione della razionalità:  la geometria e gli spazi astratti non esistono nella natura tangibile, sono frutto della mente umana.  Tuttavia la mente ha dei limiti, ad esempio il concetto di infinito non può pensarlo e quindi vi allude, lo rappresenta attraverso il disegno geometrico e lo spazio tridimensionale virtuale. Non mi interessa per il momento rappresentare la figura umana come forma fisica ma solo come entità razionale.

Progetti per il futuro?

Mi piacerebbe molto realizzare un progetto che ho in mente, una commistione di quadri e installazione, vorrei creare “un’esperienza” coinvolgendo l’osservatore in maniera completa, facendo in modo che  si senta davvero immerso in un labirinto  in cui possa perdersi per poi ritrovare l’uscita con una consapevolezza di sé rinnovata e migliorata. Sono ancora all’inizio, devo ancora perdermi e ritrovarmi.

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