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lunedì 1 ottobre 2012

Artista del mese: Blink Circus




Lorenzo Mastroianni, hai inventato un progetto particolarissimo che si chiama Blink Photographic Circus. Di cosa si tratta?

E’ un progetto artistico di esposizioni fotografiche itineranti uniche al mondo all’interno di un tendone da circo, che sviluppa il suo progetto in Blink Micro Gallery e Blink Carillon.
Blink Micro Gallery è una galleria d’arte in miniatura. Lunga 400 cm e alta 30 cm con i suoi 2 mq di superficie è la galleria itinerante più piccola del mondo.  Blink Micro Gallery contiene al suo interno 20 fotografie in miniatura che si possono osservare con una lente d’ingrandimento e fanno parte dell’onirico lavoro fotografico  “Claire Noise”, realizzato nel 2009. Un’opera contenente opere. Unica ed irriproducibile. E’ strutturata e pensata per un singolo visitatore per volta.
Blink Carillon è la seconda installazione, ha una struttura circolare e richiama fortemente i Carillon degli anni ’30. Ospita al suo interno il progetto “Dolls”, composto da 23 opere sempre in miniatura che si possono osservare attraverso lenti d’ingrandimento.  Il tutto viene accompagnato da artisti di strada in abiti circensi che all’esterno accolgono i visitatori e presentano la mostra.

Qual è la sua finalità?

Cambiare il rapporto tra opera e visitatore. Ritengo molto importante limitare l’ingresso a due, massimo tre spettatori per volta in quanto lo spettatore deve fondersi completamente con le opere, interagire attraverso le lenti d’ingrandimento in modo che possa catapultarsi nella stessa attraverso giochi di luce, venature, distorsioni, finestre e porte in miniatura e portandolo alla scoperta dei piccoli dettagli compresi nelle composizioni delle immagini. Senza limite di tempo. La lente d’ingrandimento è studiata per farlo isolare e condurlo ad un rapporto diretto…intimo con l’opera stessa, deve entrare in una stanza ed uscire da un mondo.

Come nasce questo progetto?

Nasce nel 2009 dopo aver esposto già in diverse collettive e personali in alcune gallerie italiane. Ho sentito l’esigenza di dover trovare un’altra collocazione per le mie opere, non ritenendo soddisfacente il metodo classico “a parete”, che mi veniva proposto dai galleristi.

Il progetto si completa con la partecipazione di alcuni personaggi del circo. Cosa ti attrae di questo mondo?

Fin da piccolo sono sempre stato affascinato da quel mondo così imperfetto, da quella bellezza malinconica, da quelle ventate di libertà vissute quando in paese arrivava il circo…quella carovana che piantava i paletti e speravo diventassero radici in modo che avrei sempre potuto trovare rifugio in quel mondo; fatto di stelle artificiali, di corde, di segatura, quegli odori…di vissuto, di quella carovana che si allontanava tra la polvere lasciando il vuoto di cartelloni e manifesti strappati.

Fino ad ora dove lo hai presentato?

Si possono vedere tutte le tappe effettuate ed i prossimi spostamenti sul sito: Blinkcircus.jimdo.com alla voce TOUR!!
Comunque il progetto Blink Circus ha fatto sosta in diverse città, sia in gallerie che durante festival di strada, alcuni di spessore internazionale, altri veramente modesti. E’ proprio grazie ad uno di questi che ho conosciuto Olimpia Orsini, la gallerista di OnepieceArt di via Margutta a Roma che ha creduto nel mio progetto e lo ha portato in ambienti che sinceramente senza di lei non avrei mai potuto raggiungere. Un servizio sulla rivista internazionale AD, la visibilità su Vogue con conseguente conoscenza e visita in galleria della direttrice stessa, Franca Sozzani, molti personaggi rinomati del cinema e del settore dell’arte, curatori, critici, galleristi, collezionisti. Anche i comunicati stampa su tutti i siti delle riviste di settore, realizzati dalla sua assistente che si trova a Parigi.

Hai ricevuto qualche premio?

No, mai ricevuto un premio, anche perché non ho mai partecipato a concorsi, anzi non amo i concorsi d’arte. Penso che gli artisti non debbano essere inseriti in una competizione a premi. Ho però ricevuto una menzione onoraria senza dover riempire alcun modulo d’iscrizione e in totale libertà dalla FIAP (International Federation of Photographic Art) di Parigi che h citato Blink Circus tra i progetti più interessanti del 2011. Una bella soddisfazione, per me e per tutti i ragazzi dello staff Blink Circus.

Blanka Puglisi, protagonista del Cirque Du Soleil, afferma che “La vita è un circo. E noi siamo i trapezisti lanciati su una fune a sfidare l’universo”…sei d’accordo?

Assolutamente si…tra equilibrio e follia.








Proiezione del Micro Film di 4 minuti, realizzato con la tecnica dello stop-motion di 4000 fotografie realizzate con pupazzi in miniature e ballerine che si muovono in rapida sequenza come nelle pellicole cinematografiche dei primi anni del Novecento:

sabato 29 settembre 2012

PLAY ART





PLAY ART
Vernissage giovedì 4 ottobre 2012
ore 18,30
Galleria On The Moon (via dei Banchi Vecchi, 59 - Roma)
A cura dell'Associazione Culturale Artedì 
e della Galleria On The Moon




lunedì 3 settembre 2012

Artista del mese: Angelina Chavez



Angelina, tu sei nata in Germania, da quanti anni vivi a Roma? Perchè hai scelto questa città?

Sono arrivata a Roma  nel luglio del 2004, e non l'ho scelta io questa città, ma lo vedo più come se la città avesse scelto me. Il mio compagno è romano e quando dovevamo decidere dove convivere tra Germania e Roma la mia scelta è stata Roma. Uno perché essendoci stata già molti anni prima mi ero innamorata dei colori e della luce di questa città e due perché avevo bisogno di un cambiamento forte, volevo calore, leggerezza e tanto sole.

In cosa consiste il progetto “The mommy project”?

The Mommy Project è un lavoro sulla maternità. Essendo mamma di due bambini so che i 9 mesi della gravidanza e l'arrivo di un bambino ti sconvolgono la vita in tutti i sensi, sia emotivamente che praticamente. Ho cercato delle ragazze per accompagnarle in questo percorso per catturare le loro sensazioni, cercando di fermare passo per passo i loro cambiamenti, confrontandomi con loro. Le donne all'inizio mi erano praticamente sconosciute. La cosa bella è che con quasi tutte è nata una bellissima amicizia ed i nostri bimbi oggi giocano insieme.

Com'è nata la tua partecipazione al film-documentario “Voi siete qui” diretto da Francesco Matera?

Ho saputo di questa produzione,  un film documentario che ripercorre i luoghi di Roma diventati famosi attraverso il cinema italiano. Cercavano una fotografa straniera che prendesse il ruolo della coprotagonista e fotografa che accompagna lo storico del cinema Alberto Crespi durante il viaggio nella città eterna. Lui che spiega tutti i dettagli, retroscena e racconta, lei che incuriosita ascolta, fa delle domande, scopre una città a lei quasi sconosciuta e la ferma con la sua macchina fotografica. Entrambi in questo viaggio incontrano dei testimoni, registi, musicisti, attori che vengono intervistati e fotografati da lei. In pratica dovevo essere me stessa. Mi sono presentata, ho dovuto fare dei veri e propri provini, sono stata intervistata con la macchina da presa puntata addosso, ho portato il mio portfolio... ed alla fine mi hanno presa!

Questa esperienza ti ha portata sul famoso tappeto rosso al Festival del Cinema di Venezia...com'è andata?

E' stata un esperienza bellissima! Dopo quasi 3 anni che il film era rimasto in stand by per motivi di diritti ecc. siamo riusciti a sbloccare la situazione ed è stato presentato in prima mondiale alle Giornate degli Autori alla 68° mostra del cinema a Venezia. Io- come tutti gli altri coinvolti- sono stata felicissima che il film finalmente potesse essere visto. Dopo Venezia ha girato numerosi festival e quest'anno ha vinto la menzione speciale ai nastri d'argento nella categoria dei documentari. E' stato un successo e per me una bellissima soddisfazione averne fatto parte!

Hai fotografato Ozpetek, Verdone, Moretti, Scola, Bellocchio, Proietti, tanto per citarne alcuni. C'è qualcuno in particolare che ti ha colpito? Un aneddoto?

Sono stati tutti incontri molto emozionanti. Ho fotografato Ferzan Ozpetek a casa sua seduti  a tavola in cucina dove ha girato scene di “Saturno contro”, mentre bevevamo caffè e mangiavamo dolci turchi... Nanni Moretti è arrivato con la sua storica Vespa che tutti conoscono da Caro Diario e dopo una giornata passata insieme tra Tor di Quinto, dove è stata girata una famosa scena di “Ecce Bombo”, e Spinaceto abbiamo dovuto chiamare il carroattrezzi perchè la mitica Vespa si era bucata... Armando Trovajoli ci ha fatto scappare le lacrime mentre suonava il pianoforte per noi... Per me erano tutti quanti incontri che mai avrei sognato di poter fare. E solo molto tempo dopo ho realizzato e metabolizzato la quantità di emozioni raccolte nelle 2-3 settimane “on set”.

Quali sono generalmente le reazioni che riscontri nelle persone quando le poni davanti al tuo obiettivo?

Solitamente ci tengo a stabilire un minimo di rapporto prima di mettere tra me e la persona un obiettivo. Mi trovo più a mio agio avere di fronte una persona della quale so qualche piccolo dettaglio, della quale ho colto un'emozione... anziché un perfetto sconosciuto. Facendo in questo modo gli scatti poi vengono quasi da sé e chi ho di fronte si sente più tranquillo.
Questo vale sia per i commissionati che per i miei lavori personali.

Hai realizzato una bellissima serie di scatti che riguardano alcuni spaccati di vita dentro le tue quattro mura. Ne risultano immagini di un'intimità estrema, di tenerezza e complicità. Come è nata l'idea raffigurare la quotidianità di casa tua? e cosa significa per te mostrarti così "nuda"?

La serie “Family Portrait” è nata 6 anni fa quando mio figlio era appena nato. Io ero iscritta ancora alla Scuola di Fotografia e ci davano dei compiti, delle storie da seguire fotograficamente. Ero neomamma,  le mie giornate erano piene di mio figlio, non avevo la possibilità di uscire e cercarmi un tema sociale di grande impatto come hanno fatto altri e sentivo invece la necessità di fermare certi attimi passati a casa, momenti dei quali sapevo sarebbero passati velocemente. Quei tempi per me sono stati fondamentali sia personalmente che fotograficamente parlando. E' come se avessi scoperto pian piano una parte di me e per capire meglio ciò che succedeva l'ho fotografato, per guardarlo e riguardarlo ancora. La fotografia per me non è semplicemente un mezzo per riprodurre la realtà visibile su carta. E' anche uno specchio interiore. Per me è terapia.

Nella serie Obstacles affronti aspetti di te  stessa che percepisci come ostacoli. Anche qui tocchi la tua sfera più intima. La fotografia può esorcizzare i fardelli e le fragilità?

Non a caso “Obstacles” è nato poco dopo aver iniziato “Family Portrait”. Scavando dentro di me sentivo il bisogno di tirare fuori di più, di visualizzare emozioni molto profondi ed intime, confrontandomi così con me stessa, cercando di esorcizzare alcuni aspetti. La fotografia mi ha aiutato a tradurre tutto ciò che provavo in immagini più o meno comprensibili. E mentre progetto un nuovo scatto ed anche mentre lo realizzo è un passo molto liberatorio. Devo ammettere però che ci vuole continuità... altrimenti i fantasmi tornano.
















lunedì 2 luglio 2012

Artista del mese: Giulia Spernazza



Giulia, sei pittrice, scultrice e coreografa, cominciamo dalla pittura: i tuoi quadri rappresentano paesaggi eterei, ma allo stesso tempo materici. Spiegaci la tua visione del mondo e della tua pittura.

La mia Pittura si colloca nello strato più profondo della mia ricerca artistica.
Infatti si differenzia dall’approccio “fisico” e impulsivo che ho con la Scultura, la sento a contatto con uno strato  emotivo molto complesso…. È un’ emanazione continua di impulsi che hanno a che fare con la memoria, il sogno e la mia visione “pura” della Pittura. Le immagini emergono dall’interiorità per posarsi sulla tela dopo una lunga riflessione e un’attenzione estrema alla composizione dello spazio e del tonalismo… Mi interessa ricercare il contrasto tra la leggerezza che l’immagine  e il colore suggeriscono attraverso la rappresentazione di paesaggi  tra il sogno e la realtà, e la matericità del quadro resa con sfondi-collage e con una Pittura in alcuni punti molto densa e in altri diluita. Per me la Pittura è un mezzo per evadere, per sospendere il tempo e lo spazio ed ascoltare noi stessi. La Scultura mi consente di liberarmi delle lunghe meditazioni che a volte precedono e accompagnano la realizzazione di un quadro.

Qual è stato finora il tuo percorso artistico?

Il Percorso Artistico è iniziato presto. Negli anni trascorsi all’Accademia la mia Pittura era molto legata all’aspetto formale, allo studio dello spazio e del colore a discapito dei contenuti.
Con il tempo sono riuscita credo a eliminare la rigidità, pur conservando l’attenzione per l’aspetto compositivo, attraverso un lavoro di sottrazione e  l’uso del colore in dissolvenza, che mi ha consentito di esprimere la mia interiorità.
Anche con la Scultura ho avuto delle evoluzioni importanti, lo studio accademico mi ha resa sicura nelle tecniche ma negli ultimi anni sto sperimentando molto, anche con materiali nuovi. I soggetti invece sono rimasti invece legati alla figurazione femminile.

Quali sono i tuoi obiettivi a breve e lungo termine?

Continuare a lavorare a 360 °, cercando di creare una sinergia totale tra le Arti come ho cercato di fare con la mia Mostra Fluidoessenza, il mio primo tentativo di unire il mio amore per le Arti visive a quello per la Danza.

Le tue coreografie sono arte in movimento, pittura e scultura si fondono sul palco. Come nasce una coreografia? Cosa esprimono?

Il mio Lavoro di Insegnante e Coreografa è iniziato nel 2002, ha sempre viaggiato in parallelo alla mia ricerca  nelle delle Arti visive. Come Insegnante ho sempre lavorato trasmettendo le basi della danza Classica, che ti consente di spaziare in ogni stile avendo una padronanza eccezionale del proprio corpo….
Mi piace in una coreografia trasmettere la pulizia e il rigore del classico per poi rompere gli equilibri dando al corpo la libertà di abbandonarsi a movimenti non convenzionali, lasciando che la musica sia fonte di ispirazione .

A maggio hai realizzato una splendida mostra presso lo Studio Artistico Evasioni, dal titolo Fluidoessenza. Com'è nata l'idea?



La Mostra è un progetto che nasce dalla volontà di unire più linguaggi che si fondono per esprimere l’essenza di  processi introspettivi. Insieme alla  curatrice Togaci, che ha creduto da subito a questo progetto, abbiamo deciso di coniare una parola  che contenesse il concetto di un moto continuo verso la parte nascosta delle cose, che si riferisse al processo inevitabile di qualcosa di “liquido”, che penetra ed arriva fino in profondità per poi tornare indietro, a suggerire un ciclo infinito.

Lo splendido allestimento è parte integrante delle opere in mostra, vero?

Si, in realtà le Sculture facevano parte di una installazione, erano presenze che abitavano un microcosmo in cui centrale era la Natura, il suo battito. Attraverso la collocazione di rami, foglie e tronchi e giocando con le ombre ho creato un ambiente incontaminato, dove la natura compiva il suo ciclo in sinergia ed armonia con l’essere umano.

Il percorso espositivo partiva dalle sculture per completarsi nella proiezione del video. Qual è il legame?

L’installazione iniziava con dei rami che correvano lungo la prima parete, innescati in un bassorilievo in terracotta  che proseguiva con delle ombre proiettate. La figura emerge appena per iniziare il proprio viaggio. Il testo (e non il titolo!) che accompagnava la prima fase di questa esperienza, esprimeva al meglio il suo significato:

 “Sono altrove,
sono dove immagino di essere,
dentro e fuori dal mio corpo e volteggio in altri luoghi.
Luoghi di cui sento l’odore, il suono, il respiro….
Mi abitano e si concedono
Luoghi in cui mi perdo per ritrovare il senso delle cose…
di me insieme alle cose.”

Lo sguardo proseguiva poi sulla seconda parete, coperta di rami . Nel cespuglio era collocata una figura per metà in alto rilievo e per metà tridimensionale. Il processo introspettivo, in simbiosi con la natura, è in stato avanzato e emerge dalla propria coscienza… più il viaggio dentro noi stessi è profondo più l’anima esce in superficie e si può vivere in sintonia con il mondo :

Il vento mi scuote, mi abbandono al suo passaggio e il suo dolce respiro diventa il mio.
Tutto mi tocca
Tutto mi trapassa
Tutto mi riempie e mi abbandona.
Rimango immobile e distante,  sento il battito di un’energia che risuona ,
sospesa in luoghi immaginati mi impossesso di questa forza .
Sento il suo frenetico arrivare, tutto diventa battito, ora.
La terra è polvere e si deposita sulla mia corteccia, la penetra,
riempe il mio corpo, contenitore di vibrazioni perpetue”.

Il video completa e rende più esplicito il messaggio. Inizia con la proiezione di una sfera bianca che simboleggia il mondo e quella della mio corpo, lontane tra di loro. La iniziale staticità del corpo sta ad indicare la posizione di partenza rispetto al viaggio che sto per compiere.
Il desiderio di appartenenza mi spinge a cercare dentro me stessa un equilibrio e attraverso la mia proiezione in paesaggi naturali riesco pian piano ad alzarmi, poi a muovermi attraverso una danza


lenta e costante, fino ad arrivare al congiungimento con la sfera, alla mia rinascita… :

“Avanzo, attraverso strade
Il viaggio è il mio cammino
Sono i miei passi, il mio passaggio.
Desiderio di luoghi incontaminati, di purezza.
Il corpo è veicolo di sensazioni che questo meraviglioso viaggio suscita, simbolo di una RINASCITA possibile.”

Il riferimento costante all’acqua nel video, completa il ciclo della natura presente nell’installazione.

Che materiale utilizzi per le tue sculture?

Ho cominciato lavorando con l’argilla ed il gesso, tecnica tornata in occasione della mia ultima Mostra, nell’ultimo anno mi sono accostata ad un materiale fonte di ispirazione, il tufo.

Arthur Bloch, nella Legge di Murphy del 2000, ha scritto “Scultura è quella roba cui vai a sbattere in un museo quando fai due passi indietro per guardare meglio un quadro”. Cosa ne pensi?
Beh non sono d’accordo ovviamente! Anzi, penso che la Scultura abbia il dono speciale di rendere un’opera viva…. L’impressione che ho sempre quando ne finisco una è  quella di aver assistito ad un miracolo.






Segnaliamo anche il link del trailer del video di Fluidoessenza :

venerdì 1 giugno 2012

Artista del mese: Paolo Lafratta






        Paolo, nelle tue fotografie emerge una predisposizione al “taglio moda”, è sempre stato così?
    Assolutamente no. In principio avevo una forte connotazione reportagistica che poi col tempo e con l'acquisizione delle conoscenze tecniche è svanita lasciando spazio ad una tipologia di scatti più costruiti.

    Con quale criterio scegli la location?

    Sembra paradossale, ma dopo essermi innamorato di un luogo, cerco assolutamente una “scusa” stilistica per produrre del buon materiale fotografico.

    La creatività a volte non si sposa con quanto richiesto dal mercato. Hai incontrato delle difficoltà nel trovare il giusto compromesso?

    Certo, bisogna essere molto elastici e poliedrici per poter creare un prodotto che possa soddisfare committente, cliente e fotografo.

    Quanto conta l'intervento creativo di uno stylist nella realizzazione di un servizio fotografico?

    Per i servizi di moda è pressochè indispensabile. Il lavoro congiunto di un team di specialisti del proprio settore porta a risultati sicuramente superiori.
         C'è una foto alla quale sei particolarmente legato? Perché? Raccontaci la sua storia.
    Beh, si. La mia preferita è una foto oramai datata. Risale al settembre 2009. Ero ancora studente di fotografia. Fui molto fortunato a trovarmi nel posto giusto al momento giusto e con tutta l'attrezzatura necessaria.
    E' una foto di impronta naturalista. Ritrae un paesaggio marino della mia cittadina (Termoli), durante un evento meteorologico molto particolare.
    In molti hanno sempre pensato e pensano ancora, che sia frutto di una manomissione digitale, ma non è cosi'... difatti vinse il primo premio come Evento Reportagistico Naturalistico 2010 della rivista “Focus”.
    Fu una bella soddisfazione. Mi diede una bella iniezione di fiducia e autostima.



    Gianni Berengo Gardin ha dichiarato che “il foto ritocco è il male assoluto”. Esprimi un giudizio sull'uso dei fotografi di Photoshop: limiti e possibilità.

    In linea di massima Photoshop (unico programma che utilizzo) non è altro che la trasposizione digitale delle operazioni di camera oscura.
    Utilizzarlo applicando ciò' che farei nel settore analogico non è affatto una bestemmia, considerando che il mio negativo è digitale.
    L'utilizzo di un software è quindi strettamente necessario se si scatta in modo professionale.
    E' un enorme risparmio di tempo, soldi e fatica. Permette maggiore creatività e la possibilità di progredire a livello artistico in tempi molto più ristretti.
    Certo, in giro si vedono moltissime elaborazioni grossolane, fatte da persone non del mestiere... questo comunque non deve pregiudicare la valutazione dell'intera classe di professionisti che usa la tecnologia a disposizione con sapienza e professionalità.

    Qual'è stato il lavoro più difficile e quale quello in cui ti sei divertito di più?

    I lavori più difficili e delicati forse sono proprio quelli che riguardano la mera post produzione per conto terzi.
    I lavori più divertenti sono invece quelli che faccio durante collaborazioni con scopi puramente artistici, anche se devo dire che quando lavoro il sorriso non mi manca mai.

    Il tuo portfolio di ritratti è davvero molto interessante. Se avessi la possibilità, chi ti piacerebbe fotografare?

    Grazie! Di certo un mio sogno sarebbe poter scattare una campagna pubblicitaria per un grosso marchio sportivo così da poter ritrarre campioni di quel settore.
    Di volti interessanti ce ne sarebbero molti...


          A quale progetto stai lavorando ultimamente?
    Questa estate produrrò una seria fotografica (spero molto estesa ed interessante) su volti del mio quotidiano ritratti nella loro più schietta ed assoluta realtà.
    Photoshop questa volta non “salverà” nessuno!